
Bordeaux: dai pesi dell’attesa alla leggerezza ritrovata
NUOVI TALENTIINTERVISTE
5/6/20252 min read


In anteprima per Frammenti Media, Bordeaux ci accompagna nel suo viaggio emotivo attraverso alcune tracce chiave del nuovo album: dal peso delle aspettative alla solitudine notturna, dall’evasione alle radici fino alla forza che nasce dalla vulnerabilità.
Con il suo stile intimo e mai scontato, Bordeaux esplora stati d’animo comuni a una generazione che oscilla tra ansia e desiderio di libertà. In “Pesa tutto il mondo addosso” il timbro delicato diventa canale per raccontare le pressioni adulte, mentre in “Scriverci solo di notte” la solitudine si fa racconto digitale. Tra “Confine” e “Fuoristrada” riaffiorano l’urgenza di evadere e il ritorno alla natura, e in “Me l’hai insegnato tu” la cantante trasforma le ferite condivise in inno al coraggio di sognare. Ecco come Bordeaux ha dato forma a queste emozioni.
Intervista
1. “In ‘Pesa tutto il mondo addosso’ il peso delle aspettative diventa quasi palpabile: qual è stato il gesto più spontaneo che ti ha restituito un momento di leggerezza in mezzo all’ansia adulta?”
Nell’anno in cui ho scritto questo disco, in uno dei mesi più impegnativi mia mamma mi regalò un libro piccolissimo di Banana Yoshimoto dal titolo “Che significa diventare adulti?”. Non le avevo ancora raccontato del concept del disco ma lei aveva già capito tutto. Quel libro si è rivelato essere illuminante per certi versi e mi ricordo che leggerlo mi fece sentire compresa e meno sola.
2. “‘Scriverci solo di notte’ è un dialogo con la tua solitudine creativa: quale immagine notturna ti ha ispirato quel bisogno di raccontarti quando il resto del mondo tace?”
Quando penso a “Scriverci solo di notte” mi viene in mente l’immagine di una stanza completamente buia con il volto assuefatto di una persona, illuminato dallo schermo del telefono. Il brano parla proprio di questo: dell’incomunicabilità di cui soffre la mia generazione. Riuscire a confessarsi solo di notte nascondendosi attraverso gli schermi sempre connessi dei propri telefoni.
3. “Tra ‘Confine’ e ‘Fuoristrada’ esplori il desiderio di evadere e il ritorno alle tue radici: dove ti piace perdersi per ritrovarti davvero, e cosa scopri ogni volta che varchi quel limite?”
L’evasione è un momento fondamentale per riconnettersi con se stessi. Molto spesso la mia volontà di evadere si manifesta come un campanello d’allarme interno, che mi avverte del fatto che ho bisogno di cambiare prospettiva e staccarmi momentaneamente da quel posto. Quello che cerco in questi casi è il contatto con la natura: camminare in mezzo ai boschi, respirare aria incontaminata oppure andare al mare o al lago per dare un po’ di tregua alla testa. Scopro che, fermarsi e prendersi del tempo per respirare, è il modo migliore per rispettare se stessi e la propria sensibilità.
4. “In ‘Me l’hai insegnato tu’ la vulnerabilità diventa forza: quale ferita ti ha insegnato la lezione più preziosa e come l’hai trasformata in musica?”
Credo di aver imparato molto soprattutto dalle storie e dalle ferite degli altri. Ho capito che sognare è un atto di grande coraggio e finché esisterà chi ha il coraggio di sognare, il mondo sarà sempre un posto in cui vale la pena restare per cambiare le cose.