CAMPI – «Tutto a posto» è una domanda, non una risposta Tra crisi, silenzi e nuove rinascite: la voce lucida e fragile di chi sceglie di restare umano

INTERVISTE

Gabriele Lobascio

7/7/20253 min read

Cosa vuol dire davvero dire “tutto a posto”?
È una risposta automatica o un grido silenzioso? Un modo per rassicurare chi ci sta accanto o un gesto disperato di auto-convincimento?
Nel nuovo singolo di CAMPI, questa frase diventa un punto di partenza per indagare lo stallo emotivo di una generazione intera. Un tempo sospeso, in cui siamo costretti a fingere che vada tutto bene mentre il mondo intorno trema – e dentro, forse, ancora di più.

Con un sound uptempo e vitale, che sembra voler reagire al peso delle parole, CAMPI costruisce un contrasto poetico e lucidissimo tra l'urgenza emotiva e il bisogno di leggerezza.
E lo fa proprio nel momento in cui Disco Jeans, l’etichetta che nel 1977 lanciò il primo 45 giri di Vasco Rossi, torna in vita con lui come nuovo volto.
Un testimone simbolico, ma anche un peso importante. CAMPI però non si tira indietro: anzi, risponde. E in questa intervista, lo fa con una sincerità rara.

INTERVISTA A CAMPI

«È tutto a posto» può suonare come una bugia rassicurante o come un abbraccio salvifico. Quando hai sentito davvero che quelle parole, nella tua vita, erano necessarie? E cosa succede quando a ripetersele si è da soli?
Oggi più che mai il momento storico che viviamo e il contesto sociale influenzano il mio stato emotivo.
Credo sia impossibile non sentire la grande incertezza che sembra governare il nostro agire. I rapporti interpersonali e quelli tra paesi diversi sono instabili, imprevedibili, e pare più difficile ricomporre i conflitti, più fragili gli strumenti per farlo.
È in questo momento che ho avuto l’urgenza di pormi una domanda molto semplice: come stai, come stiamo?
Ogni volta che ci viene chiesto, senza pensarci rispondiamo “tutto a posto”, e chi lo chiede dà per scontato che si risponda così.
Questa volta mi è parso importante porre attenzione alla risposta, avere consapevolezza di cosa significhi che tutto è davvero a posto.
Se ce lo chiediamo da soli, non possiamo che sentire che quella risposta ha bisogno di andare a cercare gli altri, di trovare conforto, confronto.
Solo così può diventare un’affermazione forte. Non si risolve individualmente. È questo il tema di fondo che ho cercato di esprimere nel brano.

Nel brano descrivi l’immobilità interiore, lo stallo emotivo, ma con un sound uptempo e coinvolgente. Cosa succede, secondo te, quando si balla sopra il caos? La leggerezza può essere una forma di resistenza?
Una mia canzone a cui sono molto affezionato, contenuta nel mio primo album Un Ballo di Altalene, è Leggera: parla proprio di leggerezza come forma di resistenza al peso del mondo.
È un brano ispirato da Calvino, che sosteneva che la leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.
Quando si balla insieme sopra al caos, ci si risveglia, si raccolgono le forze, si esprime energia.
Quella energia rompe quel sonno leggero in cui puoi fingere che “sia felicità”, smettendo però di cercarla davvero. E di capire dove sta.

Disco Jeans torna attiva 48 anni dopo il primo 45 giri di Vasco Rossi, e il tuo singolo ne segna la rinascita. Che responsabilità senti nell'essere il primo nuovo volto di un'etichetta così carica di memoria e simbolismo?
Diciamo che le sto provando tutte per farmi portare fortuna da un’icona musicale irraggiungibile come Vasco Rossi!
L’anno scorso ho avuto l’incredibile occasione di esibirmi in apertura al suo concerto a San Siro, grazie al concorso Zocca Paese della Musica.
E adesso questa sorprendente coincidenza. Vasco è inarrivabile, ma se da questa inusuale connessione mi arrivasse di riflesso anche solo una scintilla del suo talento, basterebbe ad illuminare il mio percorso artistico.
Sarebbe fantastico.

Il brano si chiude su un bivio potente: “scomparire in silenzio o gridare sul serio”. Tu, oggi, che voce vuoi dare a CAMPI? Cosa speri arrivi davvero alle persone che si sentono smarrite come il protagonista del pezzo?
Gridare sul serio significa restare vigili sulle cose che vale la pena – ed è importante – difendere.
Come dicevo, è un periodo di grande incertezza, in cui è facile smarrirsi, perdere punti di riferimento e lasciarsi andare al corso degli eventi.
Quello che sento più urgente esprimere in questo momento con le mie canzoni è invece chiedersi cosa va salvaguardato, e in che modo. Come reinventarci mantenendoci umani.
È proprio questa la domanda su cui si costruisce il senso della canzone.