Cos’è “Il Male”? La risposta (complessa e squisitamente rock) nel disco di The Zen Circus

ANALISI & RECENSIONI

Eleonora Freguglia

10/1/20252 min read

“Il Male è ovunque. Ma cosa è? Il dolore fisico, una malattia? Cattiveria gratuita? Un tratto naturale umano? Sofferenza? La contrapposizione al Bene?

Siamo davvero sicuri che escluderlo dalla estetica della società contemporanea non porti a farlo crescere e rinforzare ancora più nel profondo?”

Queste sono le parole con cui i The Zen Circus introducono il loro nuovo disco, “Il Male”, disponibile dal 26 settembre.

Chiedersi cosa sia il male è una domanda molto profonda, che richiede una riflessione articolata e sicuramente filosofica. Per questo motivo, il nuovo disco di The Zen Circus non è un album che si possa ascoltare a cuor leggero, mentre si fa altro: gli va dedicata attenzione, comprensione.

Undici tracce per uno dei loro lavori più crudi e diretti, con parole, musicalità e arrangiamenti mirati a sviscerare appieno il tema.


La traccia “Il Male” apre il disco con una presa di coscienza forte e d’impatto: “Al bene artificiale io preferisco il male”. Da subito, questa traccia inquadra il male come una parte necessaria della vita, qualcosa che fa parte della nostra umanità e della nostra umana imperfezione. Una sorta di yin e yang, se vogliamo.

Con “È solo un momento” iniziamo a scendere nelle varie definizioni del male, partendo da quella più comune, il malessere interiore. Il brano è una narrazione profonda di un momento di dolore che ci chiede di essere accolto e accettato. Nel ritornello in cui cresce gradualmente il tono della musica possiamo rivedere tutte quelle volte in cui siamo rimasti, adolescenti o meno, a piangere nella nostra cameretta: “I miei 20 anni sono volati mentre sussurravo al vento «è solo un momento».”

Ciò che ci dice questo pezzo così intimo è che il dolore, per passare, deve prima attraversarci appieno. Il senso del provare emozioni in fondo è proprio quello di sperimentarle, di sentirne gli effetti sulla pelle.

Lo stesso messaggio ritorna in parte anche in “Meglio di Niente”, dove il male è quello che si prova al dolceamaro ricordo di ciò che è passato, una lama che ferisce ma allo stesso tempo anche una memoria preziosa.

Ma il male non è solo dentro di noi. Indubbiamente è anche fuori, nei luoghi fisici e sociali che abitiamo. “Novecento” è una riflessione su tutto ciò che ha rappresentato il secolo scorso. In 3 minuti di brano attraversiamo un riepilogo di eventi che hanno segnato la storia, tra disoccupazione e crisi che rendono gli anni Duemila così difficili da vivere.

In questo pezzo è forte l’inconfondibile sonorità rock di The Zen Circus, la stessa che è evidente anche in “Virale”, un attacco all’ipocrisia moderna, a una società pervasa da una falsità appunto virale.

“Il Male” è un disco che esprime la piena maturità della band, che arriva oggi a oltre 25 anni di carriera.

The Zen Circus dimostrano la propria capacità di mantenere l’anima che li ha portati a farsi conoscere e amare dal pubblico, allo stesso tempo riflessiva ma rock, senza annoiare ma evolvendosi naturalmente e coerentemente.

Dalle note più forti e ironiche di “Vecchie Troie” a quelle più malinconiche di “Un Milione di Anni”, The Zen Circus sono pienamente riconoscibili in ogni mezzo, ciascuno firmato con la loro identità musicale che non deluderà certo i fan più affezionati, ma allo stesso tempo sarà capace di attirare chi si avvicina oggi per le prime volte al rock italiano.