DECI: "METROPOLI" E IL RACCONTO DI UNA CITTÀ INTERIORE

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4/4/20253 min read

La città come metafora dell'anima, dei suoi contrasti e delle sue sfumature. Con il suo album "METROPOLI", DECI ci porta in un viaggio sonoro che esplora il vuoto urbano e la stanchezza emotiva. Abbiamo parlato con lui per scoprire come questa metropoli musicale prende vita e quali sono le storie che la abitano.

METROPOLI è un viaggio sonoro tra il vuoto urbano e la stanchezza emotiva. Se dovessi descrivere questo album come se fosse una città, quali sarebbero i suoi quartieri, i suoi angoli nascosti e i suoi skyline più luminosi?

Credo che, come in ogni grande città, ci siano i luoghi di maggior attrazione in contrapposizione alle periferie sconfinate. Lo stesso vale per "METROPOLI": ogni canzone rappresenta un luogo di questa città interiore. "Astrale", il pezzo di apertura, è la stazione dei treni, il punto di partenza del viaggio. "Seduta (INTRO)" e "H24" evocano i quartieri finanziari, dove la routine quotidiana annichilisce. "Americana" è la zona dei locali, dove si cerca evasione e leggerezza. "METROPOLI" rappresenta il centro, la parte più patinata e appariscente, mentre "Lamette" e "Cieli Violenti" si avvicinano ai quartieri limitrofi, dove inizi a percepire che qualcosa sta cambiando. "MareMOTO" è il club nel vicolo nascosto, sempre difficile da trovare aperto, e "DARK ROOM" è il locale segreto in cui perdersi. "1000 MODI" è la periferia più lontana, difficile da raggiungere, mentre "6TE" rappresenta il volto notturno della periferia, quello più inquietante. "Mezz'ARIA" sono le industrie ai margini della città, simbolo di un futuro incerto, mentre "Cascate" è il desiderio di fuga prima di essere risucchiati da questo mondo. "A cosa servono i grattacieli" è la boccata d'aria presa osservando lo skyline da una collina lontana. Infine, "Piccolissimo" rappresenta un momento di pace, il rifugio più lontano dalla metropoli.

In "Americana" racconti quella parentesi di evasione che ci permette di risvegliarci dalla routine. C'è stato un momento preciso nella tua vita in cui hai sentito questo "tuono" che ti ha riportato con i piedi per terra?

Sì: questo tuono è stata la musica. Prima del Covid stavo vivendo un periodo molto buio. Studiavo architettura, ma ero bloccato negli ultimi esami, forse inconsciamente non volevo affrontarli. Mi trovavo in un loop autodistruttivo tra depressione e isolamento nei videogiochi. Lavoravo per mantenermi, facendo consegne, e proprio durante quei momenti in macchina ho iniziato a cantare da solo. Alcuni amici mi hanno sentito e mi hanno suggerito di prendere lezioni di canto. Per gioco, ho provato e lì è arrivato il tuono: una sensazione potente, scioccante, mai provata prima. Da quel momento ho iniziato il mio percorso musicale, che oggi mi ha portato al mio primo album. Non potrei esserne più felice.

Nel tuo percorso hai sfidato l'idea che la musica debba appartenere solo ai giovanissimi per essere rilevante. Cosa significa per te oggi essere un artista in un mercato che corre così veloce?

Nel mercato discografico odierno, l'età conta. Se si escludono le considerazioni artistiche, da un punto di vista commerciale è più facile puntare su artisti giovani che esplodono sui social o nei talent, per poi spremerli al massimo in pochi anni. Io li chiamo "meteore": passano sulla bocca di tutti e poi scompaiono. La musica oggi è consumata velocemente e un progetto come il mio, meno immediato e con un'età diversa dalla classica promessa ventenne, può risultare poco appetibile per l'industria. Ma non voglio essere una meteora. Voglio restare, anche se sono partito più tardi. Per citare Emma Nolde: "E mentre tutto scorre, tu non correre, rimani qui".

Nel disco ci sono molte collaborazioni con autori come Alessio Bernabei, Leonardo Lamacchia e Andrea Amati. Come hanno influenzato il tuo modo di raccontare la città e l'umanità che la abita?

Gli autori che hanno collaborato al progetto sono stati fondamentali per raccontare la mia città interiore e la solitudine che la abita. "METROPOLI" nasce dall'esigenza di esprimere il difficile passaggio all'età adulta. Il bisogno primario era mio, ma spero che chiunque possa ritrovarsi in queste dinamiche. Stefano Paviani è stato la guida principale di questo percorso, accompagnandomi nella scrittura di ogni brano. Alessio Bernabei, Leonardo Lamacchia, Andrea Amati, Valeria Palmitessa, Gianluca Florulli e Andrea Pelliciari hanno lavorato su episodi specifici, ognuno con la propria sensibilità. Anche se questo album nasce da un'urgenza personale, sono orgoglioso della qualità testuale che siamo riusciti a ottenere. Voglio che sia un punto fermo per tutti i miei progetti futuri.

METROPOLI è disponibile dal 4 aprile. Un viaggio sonoro da esplorare senza fretta, tra skyline luminosi e quartieri nascosti. Perché, a volte, per capire chi siamo davvero, dobbiamo perderci nella nostra città interiore.