
DILE – “Cantieri” è un inno silenzioso a chi sceglie di restare
INTERVISTENUOVI TALENTI
7/11/20252 min read


In un tempo che spinge a scappare, a cancellare e a ricominciare da zero, Dile canta la bellezza ostinata di chi sceglie di restare. Lo fa con “Cantieri”, il suo nuovo singolo, una ballata sospesa tra fragilità e determinazione, tra malinconia e luce. Un brano che conferma la scrittura viscerale e autentica dell’artista, capace di raccontare l’amore senza maschere e la fatica di abitare le emozioni.
Dopo il successo di brani come “Sempre peggio” e “Carnevale”, Dile torna con una canzone più intima, che sembra scritta sottovoce ma arriva dritta al cuore. “Cantieri” non è solo un titolo evocativo: è un'immagine concreta e simbolica, il luogo in cui si lavora, si costruisce, si sbaglia e si ricomincia.
Lo abbiamo intervistato per scoprire cosa significa oggi cantare l’amore con questa delicatezza, e come si continua a scrivere canzoni che parlano a una generazione senza bisogno di urlare.
INTERVISTA
1. “Cantieri” racconta un amore che si costruisce nel tempo, fatto di fragilità e presenza. Cosa significa per te oggi “restare” in un’epoca in cui tutto sembra chiedere di andare via?
Oggi restare diventa una visione quasi utopistica. Ho scritto questa canzone per fermarla nel tempo, per ricordarmi un giorno che anche io ero uno di quelli che “restava” e che sognava di “restare”.
2. In questo brano c’è una malinconia delicata, che però non si chiude nel rimpianto. Quanto è importante, nella tua scrittura, trovare l’equilibrio tra luce e ombra?
L’equilibrio tra luce e ombra lo si deve cercare nella propria testa, la scrittura ne è soltanto una conseguenza. Ho sempre scritto canzoni guidato da ciò che mi passava dentro o che mi navigava intorno, scrivere da sempre è stato un canale per esternare tutto ciò che non sapevo controllare.
3. Sei riuscito a connettere una generazione intera grazie a una scrittura viscerale, che non ha paura di esporsi. Ti senti più cantautore o cronista emotivo del presente?
Personalmente non so definire quello che faccio e non mi è mai interessato darmi un’etichetta. Riuscire a connettere una generazione è un traguardo bellissimo che non mi sarei mai aspettato. Scrivo canzoni nate dalle mie esperienze e, se queste parole riescono a far sentire meno sola chi le ascolta, allora forse sto facendo la cosa giusta. Parlo spesso d’amore, un tema centrale nella vita di tutti, e forse è proprio per questo che in molti si sentono coinvolti: non contano l’età, né le regole.
4. “Cantieri” arriva dopo brani forti come “Sempre peggio” e “Carnevale”. In che modo questa nuova canzone rappresenta un’evoluzione, o una pausa, rispetto al tuo percorso?
Non parlerei né di evoluzione né di pausa. Ogni canzone che scrivo è un tassello in più, parte di un percorso che non ho mai cercato di rendere lineare o strategico. Non seguo un piano preciso, ma ciò che mi attraversa.
L’unico aspetto positivo di un mondo così veloce, che non concede spazio agli album, è che si può — attraverso i singoli — raccontare e mettere a fuoco diverse canzoni all’interno dello stesso percorso.
“Cantieri” forse mostra un lato di me ancora più romantico, più esposto. Ma, come tutto ciò che scrivo, è autentico, è mio.