
Federico Baroni e quella Rimini che sa di casa, Amarcord e routine: “L’estate è tornare alle radici”
INTERVISTE
Gabriele Lobascio
7/19/20252 min read


Con il nuovo singolo “Rimini”, Federico Baroni firma un racconto musicale fresco e luminoso, ma attraversato da una malinconia di fondo. Un brano personale, sincero, che nasce dal desiderio di restare connessi alla propria città, alla propria gente e a una quotidianità che – nel mondo della musica – è spesso difficile da preservare.
In “Rimini” ci sono la piadina, la Vespa 50, i gabbiani all’alba. Ma ci sono anche le emozioni sottili, le immagini che non stanno nei testi, i ricordi che diventano musica.
Dopo anni di strada, live e sperimentazione, Federico Baroni pubblica una canzone che parla al suo pubblico, ma prima ancora a se stesso. Lo fa con un sound funk-pop che fa venire voglia di ballare, ma anche con parole che sanno di ritorno, di radici, di memoria viva.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare non solo il brano, ma soprattutto la “vibe” di Rimini, come lui la chiama: quel mix di mare, gente vera, malinconia e libertà che sa restituire senso anche alle piccole cose.
1. Nel brano parli di piadine, Vespe 50 e gabbiani all’alba: c’è un’immagine di Rimini che non hai messo nella canzone ma che per te è imprescindibile?
Tante cose, ma avrei avuto bisogno di venti minuti di canzone! Rimini è davvero tante, tante cose. Dovrei ospitarvi un weekend per farvene provare almeno una piccola parte 😂
2. “Rimini è la mia vibe”: se dovessi trasformare questa ‘vibe’ in un profumo, una scena da film o una playlist di tre canzoni, cosa sceglieresti?
Bellissima domanda!
Profumo… non lo so perché non sono così esperto, uso sempre lo stesso da anni ahahaha. Sicuramente un profumo fresco che mi ricorda un po’ il mare.
Film? Amarcord, assolutamente. Uno dei primi che mi ha fatto vedere mio papà e che ho subito collegato alla spensieratezza unica di questa città e della sua gente.
Playlist? Forse ce la metto dentro “Summer on a Solitary Beach” di Battiato, “Feel Good Inc.” dei Gorillaz e “Estate” di Jovanotti. Tre mood diversi, ma tutti miei.
3. Spesso si pensa all’estate come tempo leggero. Ma tu ci hai costruito sopra una narrazione molto profonda: per te l’estate è evasione o ritorno alle radici?
Entrambe!
Assolutamente evasione quando sei giovane, è quel periodo in cui scappi, ti perdi, fai esperienze nuove. Invece adesso, che ne ho 30, l’estate è quel momento in cui stacco dal lavoro, torno a casa e riscopro tutto con occhi diversi. È un ritorno alle origini, ma anche un modo per riconnettermi con la parte più vera di me.
4. Nel videoclip ti immagini mentre suoni per strada, tra i colori della tua città. Quanto è importante per te rimanere connesso alla quotidianità anche nel tuo lavoro da artista?
Rimanere attaccato alla quotidianità è fondamentale. Bisogna sempre tenere i piedi per terra e avere amicizie intorno che non siano solo legate al mondo artistico, se no si finisce sempre a parlare di quello.
Fortunatamente io ho tanti amici che fanno cose diverse, in particolare quelli dell’università, che ogni volta mi riportano a quella semplicità che lavorando in questo mondo è difficile da trovare.
La noia, l’abitudine, la routine – che sembrano in contrasto con quello che facciamo – in realtà, quando le realizzi, sono la chiave per non perdere la testa.
In questo momento della mia vita è esattamente questo quello che cerco: un po’ di serenità.