
FEM: “Il caos è la mia linfa vitale. Nella scrittura trovo il mio equilibrio”
INTERVISTENUOVI TALENTI
Gabriele Lobascio
10/15/20252 min read


Dopo aver attirato l’attenzione con un linguaggio diretto e una scrittura che mescola rabbia e grazia, FEM torna con “quattromura”, un brano che nasce dal disordine e lo trasforma in forza vitale.
Cantautrice alt-pop dalla penna istintiva e magnetica, FEM racconta la complessità delle emozioni contemporanee — l’amore che guarisce e ferisce, la vulnerabilità che diventa potenza, il bisogno di caos come scintilla creativa.
In questa intervista ci porta dentro il suo mondo, tra equilibrio e tempesta, autenticità e consapevolezza artistica.
INTERVISTA
“quattromura” è un brano che nasce dal disordine e lo trasforma in energia. Quanto è importante per te accettare – e magari celebrare – il caos nelle relazioni e nella vita?
Bella domanda! Devo dire importantissimo, sono fermamente convinta che sia proprio dal caos che nascono le cose più belle. Sono una persona estremamente caotica, dentro, anche a causa del mio segno zodiacale probabilmente. Sono una gemellina, quindi i sali e scendi emotivi sono all’ordine del giorno. In più, muoio nella monotonia. Ho avuto spesso l’impressione di andarmele a cercare io alcune situazioni un po’ scomode e caotiche, mi aiuta a farmi sentire viva. Ma allo stesso tempo, ovviamente, ne soffro. Anche la contraddizione è caos a suo modo.
In molti dei tuoi testi l’amore è uno spazio chiuso, pieno di tensione e verità. Cosa rappresentano per te queste “quattro mura”? Un rifugio, una gabbia o un campo di battaglia emotivo?
Tutte e tre le cose insieme. Capita, a volte, che alcune cose ci facciano bene e male contemporaneamente. Che siano veleno e antidoto allo stesso tempo, come dico nel testo. E questo, di conseguenza, ci porta a lottare con e per le nostre emozioni.
La tua scrittura alterna immagini delicate e colpi diretti. Da dove nasce questo equilibrio tra rabbia e lucidità, tra vulnerabilità e potenza?
In realtà credo che la mia scrittura sia uno specchio lucidissimo di come poi sono io realmente, con me stessa e nella vita di tutti i giorni. Solo che nella scrittura probabilmente – e fortunatamente – riesco a trovare più facilmente un balance.
L’alt-pop italiano sta vivendo un momento di trasformazione, e tu sembri cavalcarlo con una voce molto personale. Cosa significa per te essere una cantautrice oggi, in un panorama dove autenticità e identità fanno sempre più rumore?
È senza dubbio una lotta quotidiana. La competizione è tanta, così come è vastissima la varietà di proposte artistiche che ogni venerdì si affacciano nel nostro panorama musicale. Nel mio piccolo, credo e spero che la differenza possa farla davvero il rompersi la testa, il continuo sforzo di trovare una propria voce e una propria personalissima identità. In studio io sono maniacale, curo qualsiasi cosa e se non sono al 100% convinta di quello che sta venendo fuori del mio progetto attraverso quel singolo brano, non lo faccio uscire. È importante per me che ogni canzone che pubblico sveli un’altra faccia di quello che artisticamente sono. La domanda che mi faccio sempre, per spronarmi e cercare di spingermi un po’ più in là, è: “perché io?”.