Intervista a Giacomo Eva: Alla ricerca dell’essenza: un viaggio tra musica, emozioni e autenticità

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3/19/20253 min read

La musica è più di un linguaggio, è un bisogno primordiale, un richiamo che attraversa il tempo e le epoche. L’artista che incontriamo oggi incarna questa visione con un percorso fatto di passione, ricerca e un ritorno alle radici più autentiche. Tra amori totalizzanti, sonorità senza tempo e la sfida di scrivere per sé e per gli altri, ci racconta la sua visione del mondo e della musica in un’epoca sempre più veloce e digitale.

“Dannata tu” racconta di un amore totalizzante, quasi primordiale. Quanto c’è di autobiografico in questo brano e cosa significa per te vivere e raccontare le passioni in un’epoca sempre più digitale?

🔹 Risposta: Sicuramente è un brano autobiografico perché non concepisco il vivere dei sentimenti in maniera non totalizzante. Mi spaventa e mi fa arrabbiare il fatto che l’era digitale stia appiattendo il modo di vivere le cose e le relazioni; tutto viene consumato in maniera veloce e superficiale quando invece credo che l’essere umano, sin dalla notte dei tempi, nei suoi bisogni più profondi non sia cambiato fino ad oggi. Abbiamo bisogno dell’amore quanto del dolore e invece continuiamo a creare un mondo in cui si scappa sia dall’uno che dall’altro. Credo che non siamo fatti per tutti questi input che ogni giorno riceviamo dall’esterno, ma siamo concepiti per una vita più a misura d’uomo e di conseguenza più profonda e meno piena di inutili fronzoli.

“Storie di Uomini e di Bestie” è un titolo potente ed evocativo. In che modo questo progetto rappresenta il tuo ritorno alle radici e cosa ti ha spinto a immergerti in sonorità popolari e atemporali?

🔹 Risposta: Mi sono battezzato, purificandomi, in questo nuovo progetto ritornando a quella dimensione primordiale e istintiva di cui avevo bisogno. Le mode non mi interessano, ho provato negli anni a starci al passo ma non sono mai riuscito, e alla fine ho capito che non ce la facevo perché mi imponevano di essere ciò che non ero. L’atemporalità strumentale e testuale che si sente in questo mio disco è semplicemente la traduzione sonora e di messaggio di come mi sento io dentro in questo momento: slegato dalle mode e dalle tendenze, devoto solo a fare ciò che rappresenta il mio mondo fatto di abissi emozionali e visceralità.

Sei autore di brani per grandi artisti e colonne sonore per cinema e TV, ma nel tuo percorso hai sempre cercato un’espressione autentica della tua identità. Quanto è difficile trovare un equilibrio tra scrivere per gli altri e scrivere per se stessi?

🔹 Risposta: Molto difficile, soprattutto nell’odierno mercato discografico in cui scrivere vuol dire far qualcosa che funzioni seguendo schemi e regole prestabilite. Mi ha davvero nauseato quel mondo lì, non ce la facevo più, non riuscivo più a indossare anche solo per poco la “maschera dell’autore che scrive cose che funzionano”. Ad oggi, infatti, ho deciso di stoppare la mia penna per il “mercato che fa i numeri”. L’unica cosa che mi interessa ora è continuare a fare ricerca su me stesso, incontrando artisti e persone che hanno questa mia stessa voglia.

Il tuo viaggio musicale ha attraversato talent show, premi prestigiosi e collaborazioni importanti. Se dovessi individuare un filo conduttore tra tutte queste esperienze, quale sarebbe il messaggio che ti ha sempre guidato?

🔹 Risposta: Se penso a un filo conduttore, mi viene subito in mente quello del viaggio. Da anni mi sento in cammino verso qualcosa che neanche io so cosa sia; ci sono state delle tappe, delle isole in cui mi sono fermato, a volte con felicità, a volte meno, a volte soffrendo molto, ma ad ogni modo questo perpetuo andare continua a far parte dei miei giorni. Non mi sono mai fermato con la musica, non so se un giorno lo farò. Sento di non avere alcun tipo di risposta e certezza, e probabilmente finché sarà così continuerò a viaggiare… Essendo il tipo che proprio non riesce ad accumulare terra ferma sotto i piedi, credo che allora durerà una vita questo errare.