NON È UN CONCERTO, È UN EVENTO - Gabry Ponte a San Siro per la prima volta
CONCERTI & LIVE
Alessia Conti
6/29/20252 min read


Gabry Ponte a San Siro per la prima volta. Una serata storica. Non era pianificato, ma dopo un tour nei palazzetti che è andato oltre ogni aspettativa, il sogno è diventato realtà. Il primo San Siro, a 52 anni.
Un viaggio che non è solo “remember”. È un percorso tra passato, presente e futuro. Con dischi iconici, pezzi mai pubblicati e canzoni “moderne”, una sola regola: far ballare uno stadio intero.
Oltre la musica
In un momento in cui molti artisti scelgono di portare anche messaggi politici o sociali sul palco - come Elisa e Giorgia, Elodie - Gabry Ponte sceglie un’altra via: vuole lasciare spazio alla musica, per staccare la testa e sentirsi insieme.
Ma questo non significa assenza di emozioni.
Durante lo show, le sue parole toccano il cuore del pubblico:
"Là fuori ci sono un sacco di cose che ci dividono, ma la musica ci ha uniti tutti."
Un messaggio semplice, ma potente.
"Oggi pomeriggio, quando facevamo le prove, questo era solo uno stadio. Stanotte, con ogni sorriso, salto, bacio, lo avete reso magico."
I numeri in una notte importante
54.102 biglietti venduti.
Da tutta Italia, isole comprese — ma anche dall’estero, con oltre 3.400 persone arrivate da fuori confine.
Una risposta enorme, per un evento che Gabry stesso definisce “più di un concerto”.
Ma perché iniziare alle 20 e non alle 21 come da consuetudine?
Non è un semplice inizio, ma una costruzione.
Un crescendo emozionale, visivo e sonoro, dove anche i visual sono pensati per accompagnare la transizione dalla luce al buio.
Un’architettura dello spettacolo che punta a coinvolgere gradualmente, fino all’esplosione totale dell’esperienza.
I visual, lo spettacolo
Luci, effetti e video sono perfettamente sincronizzati con la musica.
Tutto fa parte di uno show pensato con attenzione quasi maniacale: anche chi ha acquistato i posti con “visibilità limitata” ha potuto godere di schermi laterali appositamente installati, per far sentire ogni persona inclusa.
E le emozioni?
Nonostante i decenni di carriera, l’artista confessa: “L’ansia c’è sempre, ed è giusto così.”
La sente nei piccoli club come nei grandi palchi, ma ciò che conta davvero è la connessione con il pubblico.
E quella, a San Siro, si sente forte e chiara.
In uno dei momenti che si è preso per parlare con il pubblico: "Vedevo le varie mani illuminate e sembrava di stare in una galassia" - dice commosso, mentre lo stadio brilla grazie ai braccialetti luminosi distribuiti all’ingresso.
Un'immagine potente, che racchiude la magia di una notte unica.
Poi, si prende un momento, e aggiunge con sincerità:
"Io non so se me lo merito, ma comunque grazie."
E infine, con un sorriso che non nasconde l’emozione:
"Stavo cercando di capire esattamente la sensazione che provo in questo momento e credo che alla fine sia semplice: sono felice, ragazzi. Grazie!"
Una dichiarazione d’amore.
Uno stadio che diventa un enorme dancefloor.
Una notte che non è stata solo musica, è stata condivisione e storia.