
Paradiso Light: la felicità fragile di Via Mercanti
NUOVI TALENTIINTERVISTE
Gabriele Lobascio
7/2/20253 min read


Questo è il linguaggio di Via Mercanti, artista e progetto musicale che con l’album d’esordio “Paradiso Light” – uscito il 20 giugno – costruisce un universo fatto di neon, panchine vuote, tram notturni e felicità imperfette.
Un album che sembra una cartolina stropicciata da una città invisibile, in cui convivono dolore e tenerezza, ironia e verità scomode. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare come nasce questo disco e come si fa a trasformare la fragilità in parole che arrivano dritte al cuore.
INTERVISTA A VIA MERCANTI
1. “Paradiso Light” è un titolo che sembra ironico, ma anche pieno di delicatezza. Qual è, per te, la differenza tra un paradiso vero e uno ‘light’? E quanto li somiglia questo disco?
“Paradiso Light” è un titolo che nasce da un contrasto, e porta con sé una certa ironia sulla modernità. Il “paradiso”, nell’immaginario collettivo, è qualcosa di perfetto, eterno. “Light”, invece, è ciò che oggi ci viene proposto come più leggero, semplice, digeribile ma spesso anche più superficiale, più finto. “Light” non perché sia davvero più lieve, ma perché è la versione filtrata, patinata, quasi ironica della felicità che ci viene venduta ogni giorno. È un riflesso della società in cui viviamo, dove siamo spesso abituati a proteggerci da tutto ciò che potrebbe farci male, indossando corazze emotive e scegliendo ciò che ci fa meno male, ma anche meno bene. Per me, il paradiso vero è fatto di verità, anche scomoda. Di dolore, di bellezza imperfetta, di tempo per sentire davvero le cose. Quello “light” è un’illusione: bello da guardare, ma che non ti nutre davvero. Paradiso Light è il mio spazio interiore: un paradiso fatto di crepe, di leggerezza e profondità che convivono. È fragile, sincero, e proprio per questo reale.
2. In canzoni come “Analgesici” o “Salerno è morta” racconti il dolore senza filtri, ma anche con tenerezza. Quanto è difficile per te trasformare la fragilità in scrittura? E cosa ti ha aiutato a farlo?
È difficile, sì. Ma è anche l’unico modo in cui riesco davvero a scrivere. La fragilità, per me, non è una debolezza: è una materia viva, preziosa, che va accolta e compresa. Quello che mi ha aiutato è stato smettere di voler sembrare forte a tutti i costi. Quando ho iniziato a vedere la musica come uno specchio e non come una maschera è cambiato tutto. La tenerezza verso il dolore è diventata parte del mio linguaggio e penso che anche i momenti più bui possano essere raccontati con delicatezza, e credo che proprio questa delicatezza riduca la distanza tra me e chi ascolta le mie canzoni. È il motivo per cui ho scelto di raccontare così, in modo diretto, sincero, vulnerabile. Perché in fondo è lì che nasce la connessione vera.
3. Il tuo immaginario è fatto di città, corse in tram, panchine, insegne al neon. Quanto conta per te lo spazio urbano nella costruzione delle emozioni?
Quando scrivo, ho sempre bisogno di immaginare: creare nella mia mente una visione precisa del luogo, dell’ambiente, dell’aria che si respira e del mood che voglio trasmettere. Per me, scrivere è come fare un viaggio immaginario che deve essere “progettato” e costruito prima nella testa, per poi prendere forma sul foglio bianco. Nella mia visione artistica lo spazio urbano ha un ruolo fondamentale. È un ambiente che racchiude molto del mio modo di vedere le cose, di dare senso e collocazione alle emozioni. Le città, con le loro luci, i rumori e le atmosfere, diventano una vera e propria scenografia emotiva: un luogo dove le emozioni prendono forma e si raccontano. Lo spazio urbano per me conta moltissimo, perché riflette il mood di ogni pezzo e diventa parte integrante del racconto che voglio condividere.
4. Hai scritto che l’unica felicità che conta è quella che ci costruiamo da soli, anche se imperfetta. Cos’è per te oggi la felicità? E c’è un momento, dentro “Paradiso Light”, che ci si avvicina davvero?
Oggi la felicità, per me, è saper riconoscere la bellezza nelle piccole cose. È avere uno spazio in cui posso essere veramente me stesso, dove posso esprimere quello che sento senza filtri. Non credo nella felicità assoluta, ma nei momenti di luce: brevi, imperfetti, a volte sbilenchi, ma autentici. Dentro Paradiso Light, il momento che forse si avvicina di più a questa idea di felicità è in Analgesici, nel modo in cui si vive la tristezza con un pizzico di ironia. È nel rumore del tram, nell’addormentarsi accanto a una persona cara, nei momenti di festa sotto i raggi di una disco ball. Ogni pezzo del disco contiene un frammento di quella felicità, filtrata dalla mia visione personale, ma vera e sincera.
Se “Paradiso Light” è un luogo dell’anima, allora Via Mercanti ci ha lasciato le coordinate per raggiungerlo: una playlist che non ha paura del buio, ma lo guarda negli occhi con un sorriso sottile. È musica che non urla, ma resta. Proprio come certe emozioni che arrivano… in silenzio, e si fanno casa.
📌 Paradiso Light è disponibile su tutte le piattaforme digitali.
C’è un modo silenzioso e potentissimo di raccontare le crepe. Un modo che non urla, ma accompagna. Che non si nasconde dietro l’ironia, ma la usa come chiave di lettura per restare in piedi.