Quando le parole vengono da sé: TÄRA e l’intimità di “Offline”

INTERVISTENUOVI TALENTI

7/20/20252 min read

C’è un’urgenza in “Offline”, un bisogno esistenziale che non cerca l’isolamento ma un contatto più profondo, reale, con se stessi. Il brano mescola urban e radici culturali, lingue e identità, raccontando con disarmante naturalezza il peso silenzioso di chi si sente costantemente spinto a fare, a dimostrare, a raggiungere — senza mai fermarsi davvero.

In questa intervista ci siamo fatti guidare dalle parole di TÄRA tra loop mentali, lingue madri e adolescenze in cerca di rappresentazione. Un dialogo che mette al centro la vulnerabilità come forza e la musica come spazio di risonanza e riscatto.

1. “Offline” racconta il loop mentale dell’high achiever: quando hai capito che dovevi trasformare questa pressione interiore in musica, e cosa ti ha fatto scegliere proprio un sound urban per una storia così intima?
In realtà è successo tutto molto di getto. Ho ascoltato il beat e le parole sono venute da sole. Il sound urban è uno spazio in cui mi trovo bene, lo trovo perfetto per descrivere alcune situazioni, ed essendo nato ispirandomi alla musica della produzione, era giusto che il brano restasse così nella sua forma più naturale.

2. Nel brano mescoli l’italiano e l’arabo, due lingue che portano con sé mondi e sensibilità diverse. Che significato ha per te questa scelta linguistica e cosa vuoi che arrivi a chi ti ascolta, anche senza capire ogni parola?
È una cosa naturale per me, nella mia vita ho sempre parlato mischiando l’italiano e l’arabo, soprattutto in famiglia. È una parte viva di me, e quando faccio musica quel dualismo viene fuori da sé. Credo che la musicalità arrivi dove il significato non serve, anche se non capisci ogni parola, puoi sentire tutto.

3. Hai detto che vuoi essere la voce che è mancata per tanti ragazzi come te. Cosa ti avrebbe aiutato a sentirti più rappresentata quando eri adolescente, e come cerchi di offrire quello spazio sicuro oggi attraverso la tua musica?
Da adolescente mi sarebbe bastato vedere qualcuno che mi assomigliasse, che venisse da un background simile, che portasse certe storie su un palco. Sicuramente avrebbe fatto la differenza. Però col tempo capisci che quella mancanza devi colmarla tu, da dentro. Oggi cerco di creare con la mia musica quello spazio che a me è mancato, un posto dove sentirsi visti, compresi, non giudicati.

4. Il titolo “Offline” suona come un’esigenza urgente: staccarsi per ritrovarsi. Tu da cosa ti senti più disconnessa oggi e cosa invece ti aiuta a rimanere “online” con te stessa?
Credo che disconnettersi dalla vita virtuale sia diventato necessario. I social, la corsa al confronto costante, l’apparenza, ti allontanano da te stessa senza che te ne accorgi. Per me tornare “online” nel senso vero, vuol dire ricollegarmi alla realtà, la musica, i momenti con chi amo, anche solo il silenzio.