
Saintess racconta il suo EP tra verità taciute, ferite aperte e rinascita
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6/25/20253 min read


C’è un coraggio che non si può insegnare: quello di chi decide di trasformare il dolore in arte, la fragilità in messaggio. In LUCE, il suo nuovo EP, Saintess compie un gesto potente e necessario: raccontarsi senza filtri, attraversando i chiaroscuri della sua storia personale. Un progetto che tocca con onestà temi come la depressione, i disturbi alimentari, l’abbandono, ma anche la speranza e la voglia di riscatto.
L’abbiamo incontrata per farci raccontare cosa significa esporsi davvero, usare la musica come ancora di salvezza, e costruire un’estetica che rispecchi ogni battito emotivo dei suoi brani.
“Hai detto che LUCE è ciò che non eri riuscita a dire prima. C'è una verità, tra quelle raccontate nei brani, che ti ha fatto più paura condividere?”
Assolutamente sì, in questo EP ho messo tante emozioni diverse, alcune sono state davvero difficili da gestire: infatti in certi brani è stata una vera e propria terapia scriverli e finalizzarli. Come stai?, tra tutti i pezzi che io abbia mai pubblicato, è il brano più importante per me. Rappresenta la totale sintesi del buio che per forza di cose deve esistere perché allo stesso tempo coesista la luce.
Ho sofferto di depressione per la gran parte della mia infanzia e adolescenza. Come Stai? parla di come mi sentivo in quegli anni bui, passati a provare ogni giorno un senso di vuoto che mi dissociava totalmente dalla mia essenza e verità. È stato difficile ma liberatorio esporre certe tematiche legate alla depressione, davvero forti e difficili da affrontare: problemi con lo specchio, disturbi alimentari, tendenze suicide, la violenza vista e subita...
Sono verità che ho vissuto direttamente sulla mia pelle e che, per quanto intime, ho deciso di voler denunciare e condividere, perché molti come me hanno vissuto o stanno vivendo emozioni simili. In questo brano ci sono molte ferite, ma anche tanta speranza. Dopo tutta una premessa iniziale, a un certo punto dico:
“Devo aspettare di cambiare, per rinascere più forte per me, per vincere contro di te”
Intendo che vincere contro la depressione è sempre possibile. Se prima ero senza speranza, dopo tanta lotta sono riuscita a ritrovare la luce che è sempre stata dentro di me. Sono rinata e mi sono salvata.
“In LUCE convivono dolore e speranza, luce e ombra: credi che la tua musica possa essere uno spazio sicuro per chi si sente spezzato ma vuole ricostruirsi?”
Sì, almeno spero di sì!
Se non fosse stato per la musica, sono sincera, ora non sarei in vita. C’è stato un periodo in passato dove ho davvero toccato il fondo e l’unica cosa che mi ha fatto riprendere la ragione è stato pensare a tutta la musica che avevo bisogno di creare e condividere per trasmettere amore e speranza.
Quindi qualsiasi sia il tema che affronto in un brano – basandomi sempre su delle emozioni – c’è sempre anche un senso di speranza e rinascita. Io creo partendo proprio da queste emozioni, e inevitabilmente questo viene trasmesso nei testi, nelle produzioni, nelle armonie.
Oltre che in Come Stai?, ad esempio in 1 secondo parlo dell’abbandono materno e di come trovare la forza per il perdono, fondamentale per liberarci dai rancori e per farci andare avanti. In Di Più invece parlo dell’esigenza di sognare in grande, di volere di più dalla propria vita, della sensazione di meritarsi qualcosa di meglio rispetto a ciò a cui ci siamo abituati.
“Canti in due lingue, italiano e spagnolo: come scegli quale lingua usare in una canzone? È una scelta istintiva o legata all’emozione che vuoi esprimere?”
Sono molto istintiva quando creo. Di solito è come se dentro di me fosse estremamente chiaro che in quel preciso punto del brano scriverò in spagnolo oppure in italiano.
Ma è anche vero che ci sono emozioni o concetti che mi piace molto di più come suonano in spagnolo rispetto all’italiano, e viceversa. Cerco di scegliere anche in base alla musicalità delle parole. Non ci sono limiti: lascio che siano le emozioni e la melodia a guidarmi.
“Hai curato ogni dettaglio del progetto, anche visivo. Quanto è importante per te che l’estetica rifletta fedelmente l’anima della tua musica?”
Per me è davvero essenziale che musica ed estetica siano coerenti. Infatti lavoro e dedico molto tempo all’estetica del mio progetto.
Da sempre sono appassionata di foto, video, disegni e qualsiasi forma d’arte in generale. Per questo dirigo totalmente la parte visiva: tutte le copertine, i visual, i videoclip che pubblico devono rafforzare il messaggio del rispettivo brano.
Non è detto che lo facciano in modo concreto, può essere anche astratto o simbolico, ma non pubblicherò mai un contenuto che sia distaccato dal significato che voglio trasmettere con la mia musica.
Per me musica ed estetica viaggiano sullo stesso binario. Devo per forza dirigere io il processo, non può farlo qualcun altro al posto mio, perché non saprebbe come rappresentare il messaggio dal mio punto di vista.
Questo mi permette di creare un’opera che a 360° possa esprimersi per quello che davvero è, e arrivare all’ascoltatore in modo ancora più diretto e profondo.