SÈMIÈL presenta SUPERFUXIA, l’album delle prime volte. L’intervista

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Martina Golinucci

10/14/20252 min read

Dal 26 settembre 2025 è disponibile sulle piattaforme digitali Superfuxia, il primo album di Sèmièl per The Saifam Group.

Frutto di quattro anni di lavoro e sperimentazione tra Bologna, Pisa e Livorno, questo progetto affronta tematiche multiple e innovative, combinando culture e soluzioni diverse su uno sfondo sonoro unico e sperimentale. Approfondiamolo insieme.

1. Il sound è energico, accogliente, evocativo e sperimentale. Quali sensazioni volevi suscitare nell’ascoltatore con questa ricerca?

Non ho mai pensato a cosa suscitare nelle altre persone, sono brutalmente me stesso. Di sicuro mi chiedo spesso se sto offendendo qualcosa o qualcuno. A volte alcune scelte nei testi ruotano anche intorno al fatto che vengono pubblicate: penso sia importante veicolare certi messaggi nel modo più adeguato possibile senza però dover rinunciare alla genuinità dell'idea.

2. Superfuxia è il tuo primo progetto in italiano: cosa è scattato in te per spingerti a esprimerti in questa lingua?

Ero in Giappone e dopo aver rotto i ponti con quasi tutte le persone del passato mi sono ritrovato a migliaia di chilometri da casa. Non mi era mai capitato di aver bisogno di scrivere in italiano. Ho avuto una vita privata costernata da compagnie anglosassoni e nel tempo ho associato la lingua inglese alle conversazioni intime. Sillabe brevi intrinseche di significati ambigui, c'ho sguazzato dentro anche troppo. Così, ad un certo punto mi sono trovato da solo a fare il classico conto con sé stessi e mi sono aperto in italiano. Evidentemente avevo bisogno di parlarmi con parole più precise, specifiche e forti.

3. Tu definisci Superfuxia “l’album delle prime volte”. Che ruolo hanno le prime volte nella nostra vita? Come ce le portiamo dentro nonostante lo scorrere del tempo?

Spesso le prime volte sono sconvolgenti, o almeno per me lo sono state. Tracciano una linea fra il prima e il dopo nella vita degli individui, quindi consapevoli o no ce le portiamo dentro ogni giorno. Fare i conti col passato vuol dire vivere bene il presente.

4. In Domani Era Ieri canti: “Vivo col passato sulle spalle, il presente nella testa e il futuro tra le mani”. Come vivi tra questi estremi? Sei fermo o in movimento?

Sono un mozzo che saluta i propri cari mentre salpa con tanto di cappello al vento.

5. In Deserti racconti la faticosa traversata del dolore. Qual è la chiave per uscire dai propri Deserti? Si può trovare in essi un’oasi che consola?

Il dolore è una terra molto vasta, perdersi è inevitabile, è parte della natura umana. Si può trovare la forza di attraversarli: spesso dobbiamo farlo da soli, ma crescere significa anche questo e forse è giusto così. La vita è come un festival techno, ti perdi all'entrata e ti ritrovi all'uscita.

6. Essenza è un gioco di parole tra essenza personale e essenza del tè. Come possiamo risaltare la nostra vera Essenza? In che modo i momenti di pressione contribuiscono a rilasciarla?

Più che risaltare, forse il tema è comprendere, realizzare. Nei momenti di pressione si scopre di che pasta siamo fatti. Risaltano la nostra personalità tirandoci fuori l'irrazionalità, la passione, l'istinto. È una reazione biochimica.