Sidstopia: Identità, atmosfere cinematografiche e la resistenza dell’artista indipendente

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4/18/20253 min read

Con il nuovo singolo “Magnolia”, Sidstopia si conferma artista pronto a rompere gli schemi e a rimanere fedele a una visione personale. In questa intervista per FrammentiMedia esploriamo il tema dell’identità artistica, il processo creativo dietro al sound ipnotico di “Magnolia”, l’impatto delle grandi aperture live e un consiglio essenziale per chi oggi sogna di emergere nella scena musicale.

1. “Un sogno non diventa realtà se sei l’ombra di un altro”: è una rima che colpisce. Cosa rappresenta per te l’identità artistica oggi, in un mercato dove spesso sembra premiato chi si adatta invece di distinguersi?

Sidstopia:
«Io credo che distinguersi sia diventato un atto di resistenza. Oggi essere se stessi è un rischio, ma anche un punto di rottura dalle tendenze effimere e dai personaggi costruiti a tavolino dalle major. Non c'è niente di male nel crescere con supporto, tutti gli artisti hanno bisogno di una spinta, ma quando la spinta diventa una manipolazione dell'immaginario collettivo, allora c'è un problema. Distinguersi non significa solo “essere diversi”, ma rimanere fedeli a una propria visione, con attitudine, anche quando questa non è immediatamente premiata.»

2. “Magnolia” ha un sound tagliente ma anche una coda ipnotica, quasi cinematografica. Com’è nato questo mix tra rap diretto e atmosfere più rarefatte? Ti sei ispirato a qualcosa in particolare?

Sidstopia:
«Io e Zywah siamo partiti da un sample di musica sudamericana e l’abbiamo elaborato al punto da renderlo quasi creepy. Ci siamo mossi su pad larghi, atmosfere sospese, con quella tensione sottile che ti tiene in bilico… senza le lyrics sembrava davvero la colonna sonora di uno di quei film indipendenti super disturbanti. Questo singolo, e in realtà tutto il nuovo album su cui sto lavorando, riflette proprio quell’estetica sonora: qualcosa di inquieto, cinematografico, ma allo stesso tempo radicato nel nostro background hip hop. Come nell’outro, per esempio, non mancano i riferimenti alla West Coast, che è da sempre la nostra più grande ispirazione.»

3. Hai condiviso il palco con nomi forti della scena come Mahmood, Lazza e Mondo Marcio. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza e cosa senti di portare oggi in più dentro “Magnolia”?

Sidstopia:
«È stato uno di quei momenti che ti mettono alla prova, ma che allo stesso tempo ti fanno crescere tanto. Lo dico perché quando sali su palchi del genere, la gente è lì per loro, non per te. E proprio per questo, riuscire a catturare l’attenzione del pubblico, coinvolgerli anche solo per quei pochi minuti, è una sfida vera. Ma direi che ci sono riuscito. Dopo quei live ho ricevuto tanti feedback positivi, e molte persone hanno iniziato a seguirmi proprio da lì.
Ai tempi stavo uscendo con un progetto più tendente all’R&B, l’attitudine era la stessa anche parlando di amore e adolescenza. Ora però sento il bisogno di tornare alle radici, di rispolverare le barre, incastrarle su beat e campioni classici, tornare un po’ all’essenza di sta roba perché sento di essere cresciuto molto in pochissimo tempo e di cose da dire (anche piuttosto scomode) ne ho parecchie.»

4. La rana come simbolo di trasformazione, ma anche di caos. Se potessi lanciare un messaggio diretto a chi oggi cerca di emergere nella musica, quale sarebbe? E come si resta “veri” senza farsi inghiottire dalle logiche del sistema?

Sidstopia:
«Il mio consiglio a chi sta cercando di emergere è in primis non avere paura di essere scomodo. Fuori ti spingono a omologarti, ti dicono come devi essere, come devi suonare, quali numeri devi fare… e se ti pieghi troppo, alla fine ti spezzi in due. Restare veri non vuol dire fare gli alternativi a tutti i costi (anche perché quando una cosa è forzata, poi si nota): vuol dire guardarsi allo specchio e riconoscersi ancora, anche quando gli altri provano a cucirti addosso un’immagine diversa.»