svegliaginevra: l’arte di restare sospesi tra nostalgia e speranza

INTERVISTENUOVI TALENTI

Gabriele Lobascio

10/11/20252 min read

C’è sempre una domanda che resta in sospeso, un pensiero che ritorna quando tutto sembra fermarsi.
Nel suo nuovo brano “Da domani cosa farai”, svegliaginevra trasforma quel momento in musica: un equilibrio delicato tra la malinconia del passato e la fiducia nel futuro.
La cantautrice, con la sua voce sincera e luminosa, ci accompagna dentro una riflessione intima fatta di piccoli rumori, memorie e fragilità che diventano forza.

Abbiamo parlato con lei di nostalgia, rinascita e del potere di restare autentici anche nei momenti di incertezza.

Intervista

“Da domani cosa farai?” è una domanda che lasci sospesa nel brano: tu oggi hai trovato una risposta o preferisci restare nel dubbio?
Da domani cosa farai? racchiude una serie di sentimenti. Nella domanda sono implicitamente incluse la preoccupazione di come starà l’altra persona senza di noi, di quello che verrà dopo, di dove finiranno i progetti finora condivisi. Più che un dubbio resta la mancata risposta che però un giorno arriverà, in attesa che le vite di entrambi prendano una strada diversa e trovino il modo di rigenerarsi. Quindi non subito ecco.

Nel pezzo c’è un equilibrio tra nostalgia e speranza: in che momento della tua vita ti senti più vicina alla nostalgia e quando invece alla speranza?
A me piace molto la nostalgia e la vivo quando sono in un momento nella vita in cui ho bisogno di ritrovarmi. Il passato non definisce chi siamo ma ci aiuta a ricordarci da dove veniamo e quello che abbiamo superato per arrivare fin qui ad essere le persone che siamo diventate. La speranza c’è sempre, io sono fin troppo ottimista perché ho imparato col tempo a vedere il lato positivo anche quando succedono cose brutte o spiacevoli. Questo mindset mi aiuta ad affrontare qualunque situazione e a vivere la vita con più lucidità.

Il suono della goccia che apre il ritornello è un dettaglio molto evocativo: qual è il “piccolo rumore” che nella vita reale ti riporta subito a un ricordo forte?
Bellissima domanda. Ci sono tanti rumori o suoni che mi ricordano posti, persone o momenti vissuti. Il suono delle cicale per esempio o il suono delle onde del mare mi riportano alle estati della mia infanzia e mi calmano. Mi riportano alla semplicità del mondo e a quel che di essenziale serve per stare bene. Il rumore che fa una macchina per cucire mi ricorda mia nonna, che faceva la sarta e tra l’altro di recente ho pensato di volerne comprare una e imparare a cucire. Potrebbe rivelarsi un altro modo di sfogare la mia creatività come quando dipingo o scrivo poesie. Se la compro ti dico.

Nei tuoi brani spesso racconti amori imperfetti e fragili: pensi che la fragilità possa diventare una forma di forza artistica?
Io credo che la fragilità sia una forma di amor proprio, soprattutto se mostrata. E sì, può essere considerata tra i punti cardine della scrittura perché soprattutto quando scrivo mi concedo il lusso di essere fragile. Probabilmente è anche questo che lega le persone alle canzoni, il bisogno di esserlo senza sentirsi giudicati o fuori luogo. Ho letto un libro qualche anno fa che parlava proprio di questo, “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia. In sintesi l’autore intrattiene una conversazione immaginaria con Leopardi (da sempre etichettato come pessimista cronico) mettendo in luce proprio l’aspetto più ottimista e combattivo del poeta stesso e arrivando ad esplorare il tema della fragilità definendola una forza creativa potentissima, tra speranza e sogni di vita. Consiglio di leggerlo.