Trasformare il dolore in musica: l’universo emotivo di Zuia
NUOVI TALENTIINTERVISTE
Gabriele Lobascio
6/19/20252 min read


Abbiamo fatto quattro domande a Zuia partendo proprio dal primo singolo “Da qui se ne van tutti”, dove l’abbandono diventa punto di partenza per una nuova consapevolezza.
1. “Da qui se ne van tutti” sembra parlare di abbandoni, ma anche di rinascite. C’è un momento preciso in cui hai sentito che da quella solitudine poteva nascere musica, anziché solo silenzio?
Sì, questo sentimento lo vedo molto annesso alla mia infanzia e adolescenza, che ho vissuto nel piccolo paese da cui vengo, in Sardegna. Lì ho iniziato a esprimermi in musica grazie agli strumenti musicali.
2. Nel tuo EP si intrecciano amore tossico, dipendenza, violenza e desiderio di salvezza. Scrivere e cantare queste ferite ti ha aiutata a prenderne distanza o a entrarci ancora più a fondo?
Scrivere di questi temi fa bene e “male”. Da un lato, soprattutto quando canto in sede di registrazione, provo a distanziarmene per rendere meglio a livello vocale, anche se poi trovo sempre un compromesso tra immersione e distanza. Dall’altro lato si entra ancora più a fondo in questi temi durante la scrittura e durante l’ascolto, ed è giusto così, soprattutto per rispetto di chi non può parlare di queste.
3. Il tuo sound unisce pop, R&B ed elementi EDM, ma mantiene una forte coerenza emotiva. Quanto c’è di spontaneo e quanto di progettato nel modo in cui scegli le sonorità che raccontano te stessa?
C’è sicuramente molta spontaneità perché tutte queste sonorità derivano dalla diversità della musica che ho sempre ascoltato e suonato. Ho iniziato a fare musica con lo studio classico del pianoforte e del violino, ma ho sempre amato ascoltare R&B e generi molto diversi tra loro; ciò si riflette in quello che creo. Di “non mia spontanea volontà” c’è la spontaneità di Alem K che ha prodotto tutte le tracce (l’ultima in co-produzione con Fab Martini); anche lei si esprime con tante sonorità diverse tra loro e sicuramente va a donare al progetto ancora più varietà musicale.
4. In “Chiodi” hai anticipato un tema cruciale del progetto. Oggi che l’EP è completo e pronto a uscire, quale messaggio ti auguri arrivi a chi si sentirà “ferito” come te?
Uno dei messaggi che voglio trasmettere è la spinta a non aver paura di prendere consapevolezza delle proprie ferite e la forza di poterle trasformare in qualcosa che aiuta se stessi e gli altri. Ho sempre avuto il desiderio di aiutare il prossimo e spero di poterlo fare con la mia musica.
Tra Sardegna, ferite nascoste e voglia di rinascita, Zuia ci porta dentro un EP che non ha paura di guardare in faccia la vulnerabilità. Pop, R&B, elettronica e un filo invisibile che lega tutte le tracce: la verità.